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Assegno Divorzile a Vita: fino a quando è dovuto?

6 febbraio 2024

L'assegno divorzile rappresenta una delle questioni più delicate e complesse all'interno del diritto di famiglia, soprattutto quando si tratta di comprendere la sua durata e le condizioni che ne regolano l'erogazione.

Contrariamente a quanto comunemente si possa pensare, l'assegno divorzile, quando riconosciuto, non è soggetto a una scadenza prefissata, potendo teoricamente estendersi per l'intera vita del beneficiario. Tuttavia, esistono specifiche circostanze che possono modificarne l'entità o determinarne la cessazione.

Assegno Divorzile a Vita
Assegno Divorzile a Vita: fino a quando è dovuto?

Definizione e Caratteristiche dell'Assegno Divorzile

L'assegno divorzile è il sostegno economico obbligatorio che uno dei coniugi è tenuto a versare all'altro post divorzio, nel caso in cui quest'ultimo non possieda mezzi adeguati per garantirsi un'autosufficienza economica. Diversamente dall'assegno di mantenimento, che mira a preservare il tenore di vita goduto durante il matrimonio, l'assegno divorzile si focalizza sul garantire al coniuge in difficoltà economica una vita dignitosa, indipendentemente dal precedente stile di vita.

Le diverse funzioni del mantenimento nel divorzio: funzione assistenziale e anche compensativa e perequativa

L'assegno divorzile riveste un ruolo fondamentale nel sistema del diritto di famiglia italiano, assumendo funzioni assistenziale, compensativa e perequativa, come stabilito dalla sentenza delle Sezioni Unite n. 18287/2018. Questo strumento legale non si limita a garantire un mero sostegno economico, ma mira a ristabilire un equilibrio tra gli ex coniugi, tenendo conto delle disparità economiche e patrimoniali che possono emergere a seguito del divorzio.

La funzione assistenziale si attiva in presenza di un'inadeguatezza dei mezzi o dell'impossibilità di procurarseli per ragioni oggettive, assicurando al coniuge in situazione di svantaggio la possibilità di mantenere una vita dignitosa. La valutazione dell'attribuzione e determinazione dell'assegno tiene conto di una serie di criteri, inclusi il contributo fornito alla vita familiare e alla formazione del patrimonio comune o personale, la durata del matrimonio e l'età del beneficiario.

Parallelamente, la funzione compensativa e perequativa dell'assegno divorzile trae origine dal principio costituzionale di solidarietà. Questa funzione è volta a compensare il coniuge richiedente per il contributo fornito alla vita coniugale e per le eventuali aspettative professionali sacrificate. Lo scopo non è quello di ripristinare il tenore di vita goduto durante il matrimonio, ma di riconoscere e valorizzare il ruolo svolto dall'ex coniuge economicamente più debole nella costruzione del patrimonio familiare e individuale. La legge intende, dunque, mitigare gli squilibri economici che il divorzio può generare, soprattutto quando questi sono il risultato di decisioni condivise e sacrifici professionali fatti da uno dei partner per il bene della famiglia.

In sintesi, l'assegno divorzile si configura come un meccanismo volto a garantire un'equità post-matrimoniale, riconoscendo e compensando le disparità economiche derivanti dalle dinamiche familiari e dalle scelte di vita fatte durante il matrimonio. La sua attribuzione, basata su un approccio olistico che considera le condizioni economiche, il contributo alla vita familiare e i sacrifici personali, riflette un tentativo di bilanciare le esigenze di assistenza e le questioni di equità e giustizia sociale tra gli ex coniugi.

Assegno divorzile a vita: quale Durata?

La peculiarità dell'assegno divorzile risiede nella sua potenziale durata indefinita, che astrattamente consente al beneficiario di percepirlo per tutta la vita.

Questa durata non è automaticamente determinata: quando il giudice dispone l pagamento di un assegno divorzile questo non ha una scadenza, ma è dovuto fino a revoca. Quindi, spetta al giudice valutare le circostanze ed eventualmente far venire meno l’assegno altrimenti dovuto a vita.

La legge non prevede un limite temporale all'obbligo di versamento, rendendo l'assegno divorzile uno strumento flessibile, adattabile alle mutevoli circostanze della vita dei due ex coniugi.

Circostanze di Cessazione o Modifica dell'Assegno

Nonostante la potenziale durata a vita dell'assegno divorzile, esistono diverse situazioni in cui questo può essere revocato o la sua quantità modificata, tra cui:

Nuove Unioni: L'assegno potrebbe cessare in tutto o in parte se il beneficiario si risposa o inizia una convivenza stabile assimilabile al matrimonio, in quanto il nuovo legame potrebbe fornire un adeguato sostegno economico.

Autonomia Economica: Qualora il beneficiario dell'assegno raggiunga un'autosufficienza economica grazie a nuovi impieghi, eredità significative o altre fonti di reddito, l'obbligo di versamento può essere riesaminato e potenzialmente revocato.

Rifiuto di Lavorare: Se viene dimostrato che il beneficiario, pur avendo la capacità e le opportunità per lavorare, rifiuta deliberatamente di impiegarsi, può perdere il diritto all'assegno.

Peggioramento delle Condizioni Economiche del Pagatore: Se chi versa l'assegno sperimenta un drastico peggioramento delle proprie condizioni economiche, può richiedere una revisione dell'importo o la cessazione del pagamento.

Approfondiamo alcune di queste ragioni che possono far venire meno l’obbligo di pagare l’assegno divorzile a vita.

Effetti della Nuova Convivenza

La questione dell'impatto della nuova convivenza sull'assegno divorzile è stata oggetto di approfondimento giurisprudenziale, in particolare dalla sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione del 5 novembre 2021, n. 32198. Questo pronunciamento ha messo in luce come l'instaurarsi di una nuova convivenza stabile possa influenzare l'assegno divorzile, distinguendo tra le sue componenti assistenziale e compensativo-perequativa.

La nuova convivenza determina, per quanto riguarda la componente assistenziale dell'assegno, una possibile cessazione di tale supporto economico. La Corte ha sottolineato che l'avvio di un nuovo progetto di vita con un compagno o una compagna implica la formazione di un nucleo di assistenza reciproca, che può prevedere contribuzioni economiche tra i conviventi. Tale dinamica, riconosciuta anche dalla normativa sulle convivenze di fatto (L. n. 76 del 2016, art. 1, comma 37), suggerisce che l'ex coniuge beneficiario dell'assegno divorzile possa trovare nel nuovo contesto conviviale le risorse per una vita dignitosa, rendendo meno imprescindibile l'intervento assistenziale precedentemente garantito dall'assegno divorzile.

Diversamente, per la componente compensativa e perequativa dell'assegno, la situazione si complica. La Corte ha chiarito che la nuova convivenza non comporta automaticamente la perdita del diritto all'assegno nelle sue funzioni di compensazione e perequazione. Questa componente dell'assegno è finalizzata a riconoscere i sacrifici professionali e personali fatti da un coniuge in favore della vita familiare e della formazione del patrimonio comune o individuale dell'altro coniuge. Pertanto, anche in presenza di una nuova convivenza, il diritto a tale componente dell'assegno può persistere, riflettendo il valore dei contributi dati durante il matrimonio e non altrimenti compensati.

La sentenza evidenzia quindi un approccio equilibrato, riconoscendo che, mentre la componente assistenziale dell'assegno può venir meno con l'inizio di una nuova convivenza, la componente compensativa e perequativa rimane soggetta a valutazione individuale. Questo riconosce l'importanza di proteggere gli apporti e i sacrifici fatti da ciascun coniuge nel corso del matrimonio, assicurando che questi non siano ingiustamente ignorati a causa delle nuove dinamiche relazionali post-divorzio.

In sintesi, la Cassazione stabilisce che la nuova convivenza modifica il contesto di vita dell'ex coniuge beneficiario dell'assegno divorzile, incidendo principalmente sulla necessità dell'assistenza economica diretta, ma non elimina automaticamente la necessità di un riconoscimento equo dei contributi passati, che rimangono valutati nella loro essenza compensativa e perequativa.

La Revoca dell'Assegno Divorzile a vita per Rifiuto di Lavoro

La questione del mantenimento post-divorzio si incrocia con il principio di autoresponsabilità degli ex coniugi, specialmente quando si tratta della revoca dell'assegno divorzile a seguito del rifiuto di un'offerta lavorativa concreta e adeguata. La Corte di Cassazione, nella sentenza n. 2684/2023 del 30 gennaio 2023, ha affrontato proprio questo tema, evidenziando come il diniego di accettare un lavoro serio e in linea con le proprie competenze professionali possa influenzare il diritto al percepire tale sostegno economico.

Nel caso specifico esaminato, la Corte d'Appello aveva riformato la decisione di primo grado che revocava l'assegno divorzile a un'ex moglie, sulla base di argomentazioni che non consideravano adeguatamente l'offerta di lavoro ricevuta dall'ex coniuge. La Cassazione ha sottolineato l'importanza di valutare con attenzione la natura dell'offerta lavorativa proposta, il suo allineamento con la formazione e l'esperienza professionale dell'ex coniuge, e la sua capacità di contribuire significativamente al suo sostentamento economico.

Il rifiuto di accettare un'occupazione che garantirebbe un reddito sostanziale, specialmente quando questo rifiuto sembra motivato dalla volontà di mantenere inalterato l'assegno divorzile, è stato interpretato dalla Cassazione come un mancato rispetto dei principi di autodeterminazione e autoresponsabilità, fondamentali nel contesto del diritto di famiglia post-divorzio. La Corte ha quindi chiarito che, in tali circostanze, è necessario riconsiderare l'entità e la stessa esistenza dell'assegno divorzile, in modo da riflettere adeguatamente gli sforzi dell'ex coniuge verso l'autosufficienza economica.

In conclusione, la sentenza mette in luce un principio chiave: l'obbligo di mantenimento post-divorzio non è incondizionato, ma può essere soggetto a revisione o revoca qualora emergano prove di un deliberato rifiuto di impegnarsi in attività lavorative che favorirebbero l'indipendenza economica. Questo approccio promuove un equilibrio tra il sostegno necessario a garantire una vita dignitosa all'ex coniuge e l'importanza dell'impegno personale nella ricerca dell'autosufficienza.

Assegno divorzile a vita: conclusioni

L'assegno divorzile a vita rappresenta un tema centrale nel diritto di famiglia, riflettendo la complessità delle dinamiche post-divorzio e la necessità di un equilibrio tra sostegno economico e responsabilità individuale. Questo sostegno, sebbene possa teoricamente estendersi per tutta la vita del beneficiario, è soggetto a specifiche condizioni che possono portare alla sua modificazione o cessazione, dimostrando così la sua intrinseca flessibilità.

La legge, nel delineare i contorni dell'assegno divorzile a vita, mira a garantire che il coniuge meno abbiente possa mantenere una vita dignitosa, indipendentemente dallo stile di vita condiviso durante il matrimonio. Le funzioni assistenziale, compensativa e perequativa dell'assegno divorzile a vita sottolineano l'obiettivo di ristabilire un equilibrio economico e patrimoniale, tenendo conto sia delle necessità immediate che dei sacrifici e contributi fatti da ciascun coniuge nel corso della vita coniugale.

La potenziale durata indefinita dell'assegno divorzile a vita non esclude la possibilità che nuove circostanze, come la formazione di una nuova convivenza o il rifiuto di opportunità lavorative concrete, possano influenzarne la revisione. Questi elementi riflettono la rilevanza dei principi di autodeterminazione e autoresponsabilità, fondamentali nel percorso di ciascun individuo verso l'autosufficienza economica.

La nuova convivenza, ad esempio, può comportare una riduzione o cessazione della componente assistenziale dell'assegno divorzile a vita, pur mantenendo inalterata quella compensativa e perequativa, a testimonianza del persistente riconoscimento dei sacrifici e contributi personali. Analogamente, il rifiuto di accettare un lavoro adeguato alle proprie competenze può rappresentare un fattore determinante per la revisione o revoca dell'assegno, evidenziando come l'obbligo di mantenimento non sia incondizionato.

In conclusione, l'assegno divorzile a vita incarna un equilibrio tra la necessità di proteggere il coniuge economicamente più debole e l'importanza di promuovere l'indipendenza e la responsabilità personale. La sua gestione richiede un'attenta valutazione delle circostanze individuali, dimostrando come il diritto di famiglia si adatti alle complesse realtà della vita post-divorzio, sempre nel rispetto dei principi di equità e giustizia sociale.